LE CONFESSIONI DI UN FOTOGRAFO

Il fotografo è del genere “romantico-trascurato” ma francamente non ho troppa voglia di portarlo ovunque debba andare, così inzuppato di pioggia e di freddo, pronto a guastare la quiete del mio rifugio caldo, in compagnia dei racconti di Scerbanenco, edizione introvabile degli anni ’70, scovata al book sharing di un’amica. Leggerlo di notte, nel taxi, con la sensazione tangibile di vivere dentro quella Milano di nebbia, umida di pioggia, piena di segreti: insomma, è perfetto.

Non esistono clienti rompi scatole, esistono solo momenti in cui vorresti fare altro piuttosto che lavorare e invece ti tocca accendere il motore e il tuo migliore amico: il tassametro! Mentre gli ultimi neuroni grugniscono contro il cielo basso della tua notte più fredda, però lo Psicotaxi riesce sempre a sorprenderti.

“Fotografare è un po’ rubare l’anima. Rubare un pezzetto di una persona”, ha detto molte parole e qualche chilometro dopo.

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