IL TEMPIO E’ SACRO PERCHE’ NON E’ IN VENDITA

Sabato mattina il cielo sopra il mercato di un quartiere dormitorio è quello tipico della mia città,  grigio chiaro, quasi bianco, non è un colore, non è un cielo. Una donna esce dalla folla delle bancherelle come se si fosse liberata da una morsa. Alta, capelli scuri, labbra prepotenti, indossa larghi occhiali neri che non nascondono un’espressione decisamente arrabbiata e che la fanno sembrare un enorme moscone dal passo nervoso. Un passo che non sa aspettare, mi viene incontro, apre la portiera, non saluta: “via Manzoni, angolo Montenapoleone, devo ritirare un pacco”. Lo dice come se il pacco fosse parte della Via, un nuovo monumento costruito nella notte, oppure vuole dirmi che dovrò aspettarla, glielo chiedo!
“Si, certo!” il tono è in armonia con il cielo, con i suoi occhiloni da moscone incazzato. Il pacco forse è lei: questa fa shopping tra il mercatino di periferia e la Via più cara di Milano…

Si attacca al cellulare per tutto il tempo della corsa, parla un italiano pieno di O tonde. Quando si arrabbia strilla nel motorola in brasiliano: “Nessuna la capisce”, dice lei! intanto la conversazione telefonica fa capire che fa la prostituta. Parla come se non ci fossi, come se fossi il suo autista, fedele e discreto, un dettaglio, un pezzo dell’auto come il volante, un accessorio, così deve sembrarle il mondo, fatto di oggetti immobili “che non la capiscono”. .
Il pacco è un enorme sacchetto nero, ora vuole tornare a casa, il tono è isterico e insieme distrutto, si toglie gli occhialoni, ha gli occhi stanchi. La telefonata interminabile non si è mai conclusa, parla con la foga di uno sfogo, il cellulare sembra un enorme orecchio che passivo s’accolla le frustrazioni.
Chiude il telefono: nera, come i capelli, gli occhiali, il cielo e quell’espressione incollata sul volto, mi fa paura!
“InssOmma unO prende taxi per andare più velOsce, Vai, Vai!”. sembrarebbe la pantomima di chi ha voglia di non pagare. “Vai, aScelera”.
Ok, ora faccio LA PROVOCATORE, del resto mi riesce bene.
“Mi ha preso per Ayrton Senna!? Non siamo in pista, è una strada urbana, stretta, umida di pioggia, con rotaie, non posso ammazzare una persona perché lei ha fretta!”
Provocarla è semplice!
Sbraita, quasi si contorce: lei è il cliente, paga, il taxi ora è roba sua! Logiche di compravendita, una prestazione di lavoro più che un valore ha un prezzo, nel momento in cui paga il rispetto non c’entra.
Le spiego che possiamo chiamare la stradale. ed è come una frase magica. Si calma, paga, e se ne va.

This entry was posted in #diariotaxi, #donnealvolante, #iltaxielesueconfessioni, #psicotaxi, #racconti. Bookmark the permalink.