Si tratta di una recensione che ho scritto tempo fa, prima che capissi che non mi piace scrivere recensioni. Intanto però ho capito che mi mancano le mie passioni più autentiche, la Cina e il noir, sono stata troppo lontana da me stessa…

 

cina cina
Studio lingua e cultura cinese da tre anni, il mio bagaglio è modesto ma fidatevi quando dico che  l’ultimo romanzo noir di Qiu Xiao Long (in cinese “piccolo drago”) è straordinario. Uno spaccato autentico della moderna società cinese che ha fuso insieme i due peggiori sistemi politici del ‘900, l’esperienza storica del Comunismo e la deriva consumistica del Capitalismo. Oggi il celeste impero è governato del partito, Mao Zhe Dong ne è l’immutabile icona divinizzata, eppure mi domando cosa penserebbe scoprendo che per rimodellare l’anima del suo popolo il consumismo è stato più efficace della sua Rivoluzione Culturale.
L’autore trasporta il lettore nell’atmosfera della nuova società cinese attraverso il suo personaggio, l’ispettore Chen, alle prese con un nuovo caso, l’omicidio di un collega poliziotto che Confucio non esiterebbe a definire ‘l’uomo più retto di tutta la Cina’, eppure il sant’uomo viene ritrovato morto per overdose in uno squallido bordello di periferia, il suo corpo nudo ancora avvinghiato a quello di una prostituta. Il caso viene chiuso in fretta ma Chen non ci sta! Il collega stava lavorando a un caso di corruzione di un dirigente del Partito Comunista Cinese.
Raffaela Piccinni






Qiu Xiao Long

RATTI ROSSI
Ed Marsilio
322 pagine – 17,00 euro







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